Fahrenheit 451
Alfrè: Bacio le mani, parrì (“padrino” N.d.A).
Don Vito: Vieni avanti, picciotto. Novità?
Alfrè: Ottobre arrivò.
Don Vito: La voce mi giunse.
Alfrè: Ieri da Gino mi recai.
Don Vito: Chi? U’ libraio che ci paga in libri l’assicurazione per il negozio?
Alfrè: Idea cambiò.
Don Vito: Bene. Tutta ‘sta lettura mi stava dando in testa.
Alfrè: Ma no, parrì. Gino nulla più vuole pagare.
Don Vito: Che camurria!
Alfrè: Vuole che ci accenda il negozio?
Don Vito: Alfrè, siamo mica l’azienda elettrica!
Alfrè: Ma io intendevo col cherosene!
Don Vito: Che metodi barbari. Domani ci passo io da Gino.
Alfrè: Lei? Non sia mai! Ci sto qua io!
Don Vito: Ascolta, Alfrè. Ciò che mi proponesti mi ricordò un libro di Gino.
Alfrè: Un libro?!
Don Vito: “Fahrenheit 451” s’intitola. E parla di persone che incendiano i libri.
Alfrè: Agli infami che rifiutano di pagare l’assicurazione del parrì?
Don Vito: No. È la storia di una società che brucia i libri perché leggere insegna a pensare. Promuovono tanto la televisione. Pensa che ci sono stanze con le pareti a schermo televisivo. Un giorno, uno dei picciotti che appiccano il fuoco alla carta stampata si rende conto che è tutta una camurria. E allora si ribella.
Alfrè: E non potrebbe guardarsi qualcosa alla tivù?
Don Vito: All’inizio lo fa. Il fatto che lui è un pompiere.
Alfrè: E che è? Chillo u’ foco lo deve spegnere, non appicciare!
Don Vito: Eppure Montag questo fa di lavoro. I pompieri in quella società lo accendono u’ foco. È un romanzo che ti mostra come andrebbero le cose in un mondo regolato in quella maniera. Ed è scritto in modo che ti catturi l’interesse da cima a fondo.
Alfrè: E chi lo scrisse?
Don Vito: Un certo Ray Bradbury. Faceva u’ narratore e u’ sceneggiatore cinematografico.
Alfrè: Faceva? Perchè? Morì?
Don Vito: Nel 2012. In conclusione: a Gino ci voglio dare una seconda possibilità. Mi sono fatto persuaso che troppi libri interessanti ti passò.
Alfrè: Come volete, Don Vito.
Don Vito: Puoi andare, adesso. Ah, Alfrè, riguardo al libro… leggillo.
Alfrè: Sarà fatto.
(dialogo rubato da una microspia nell’ufficio di Don Vito)