Lo storyteller (parte II)

Capitolo 1 – Ludovick Stone

1. Chicago. Sede FBI. Archivio sotterraneo degli XYZ files (scantinato). Ore 10 del mattino.

Wolf Folder attraversava gli oscuri cunicoli formati da alti scaffali occupati da cima a fondo da scatole di cartone e faldoni di vecchi casi. Alcuni chiusi, i più rimasti irrisolti, ma in fondo questo era il destino delle indagini classificate XYZ: fuori della norma, fatti improbabili, quasi impossibili… anche da verificare. Però questo era il lavoro dell’agente Folder e lui la considerava una vera missione. Il suo passato richiedeva quel prezzo. Il suo futuro sarebbe dipeso da questo. Il suo presente… be’ quello era quasi sempre chiuso per ferie, quindi Folder viveva e si comportava agli occhi di tutti come se non fosse esattamente appartenuto mai a questo pianeta.

In fondo, non gliene si poteva dare torto, date le cose strane che gli capitavano quotidianamente. A tal proposito, di lì a poco sarebbe capitato qualcosa di esemplare.

-L’agente Folder?- esclamò una voce dalla penombra dei cunicoli.

Wolf trasalì. Il cuore saltò un battito. Si volse verso le ombre, proprio nel momento da cui fuoriusciva una figura che sulle prime lui non riconobbe. No, perché giungeva direttamente dal suo passato e da diverse pagine indietro nel libro della sua vita. Si trattava di una ragazza. In tuta bianca con le strisce laterali rosa shocking. Sul viso portava una maschera fucsia a nasconderne l’identità.

-Cosa ci fa lei qui?- ribattè non riuscendo a nascondere una certa stizza.

2. La Babysitter mascherata era lì nel bel mezzo di un corridoio dell’archivio! Folder abbassò e sollevò le palpebre in rapida successione: non ci poteva credere. La prima volta che l’aveva incontrata, quella ragazza era in compagnia di un intero clan di supereroi, ma adesso era lì da sola. Troppo sola.

-Scusi, ma dove si è cacciata la Principessa mascherata?- le domandò. La Principessa era la bambina che la Babysitter mascherata aveva il compito di custodire, ma non lasciatevi ingannare: quella tenera creatura brandiva un’enorme mazza da baseball, ferrata, rigorosamente rosa shocking. Insieme costituivano una vera e propria minaccia per il crimine.

La ragazza si strinse nelle spalle.

-A quest’ora?- parlava con un tono di voce che lasciava trasparire l’ovvietà del pensiero, -È a scuola! Dove sennò?

-Giusto. A scanso di sembrarle ridondante, lei, invece, che ci fa qui?

-Le ho portato qualcuno.- rispose. In quel momento, da dietro le sue gambe spuntò un muso noto. Deppry, il cane del signor Landon, era lì.

Alla mente dell’agente Folder quel sotterraneo cominciò ad apparire più affollato che mai.

-Non pensa che io meriti una piccola spiegazione?

-Sono informazioni riservate.- tagliò corto la Babysitter, -Poi, adesso devo correre a fare la spesa, mi scusi.

Non fece a tempo a terminare la frase che si alzò una cortina fumogena. In breve Folder non riuscì più a scorgere nulla. Decise di guadagnare l’uscita. Conosceva talmente bene quel posto che avrebbe potuto raggiungere la porta anche ad occhi chiusi, quindi, in poco tempo uscì finalmente in corridoio.

Passò un tempo indefinibile piegato in due, rantolando per la tosse provocata del fumo e dalla mancanza d’aria e sventolandosi davanti alla faccia il fascicolo che era andato a cercare in archivio.

Quando finalmente si calmò e riacquistò la posizione eretta, abbassò lo sguardo ed incontrò quello di Deppry. Gli occhioni nocciola della cagnolina color miele lo stavano squadrando come se cercassero di leggergli l’anima.

-Eri tu che mi cercavi, quindi?- chiese Folder, dubbioso se parlare fra sè oppure direttamente col cane.

In tutta risposta, Deppry alzò da terra la zampa destra, come per rispondere affermativamente a quella domanda.

Folder era abituato ad inseguire mostri nascosti fra le pieghe della nostra civiltà, svelare i piani nascosti di fantomatiche società segrete e quisquilie di questo genere. Non gli parve, quindi, così strano il venire interpellato per una consulenza da un cane. Oltretutto, non era neanche l’animale di un estraneo, ma dell’investigatore che lui ammirava tanto e con cui aveva avuto l’onore di collaborare: Ted Landon.

-Avremo tutto il tempo di parlare. Devo occuparmi di una cosa importante, prima.- concluse.

-Se in tal guisa va fatto…

A quelle parole, Wolf Folder, l’investigatore degli XYZ files, s’irrigidì.

-Deppry! Ho sentito bene? Hai parlato?

-Woff!

-Ah! Volevo bene dire!

(continua)

Andrea Savio