Lo storyteller (parte IX)

5. Nonostante la fanciulla dai capelli blu sfrecciasse con quel suo strano veicolo, il suv non demordeva. Qualcuno era alle loro calcagna. Se la velocità e la paura di cadere non lo avessero bloccato. .. pardon, un pirata come Jake non conosceva la parola “paura” ! Be’, diciamo che, data l’enorme fifa blu di cui era pervaso,  Pattrow non riusciva a staccare un solo braccio dal fianco della fanciulla alla quale era disperatamente aggrappato. Gli sarebbe bastata una sola mano, infatti, per giungere alla tasca della sua giubba, in cui era custodita la preziosa bussola. Intanto il suv stava guadagnando terreno sulla motocicletta.

-Reggiti!- gli urlò la fanciulla, mentre poggiava un piede a terra, inclinando pericolosamente quella strana due-ruote. Non fatelo a casa. Nella velocità la moto variò rumorosamente di direzione, puntando su un vicolo molto stretto fra due case… più un passaggio pedonale che una strada vera e propria.

Infine la moto ritrovò il proprio assetto verticale e si introdusse nel vicolo. A quel punto Jake si decise a tentare il tutto per tutto. Avrebbe raggiunto la bussola nel taschino. Lo faceva per salvare la damigella? Oppure semplicemente perché stava per dare di stomaco sulla giacca di pelle di una fanciulla armata sino ai denti e alla guida di un mezzo di locomozione alquanto terrorizzante?

Mollò la presa. La mano risalì verso la tasca della giubba. Con le dita cercò la bussola. La strinse e cominciò ad estrarla. Fu a quel punto che un secondo suv nero comparve a chiudere l’uscita dal vicolo.

Infine tutto cominciò ad andare per il verso sbagliato.

6. Deppry guardava la strada davanti a sé. Le linee bianche intermittenti si susseguivano l’una dopo l’altra, scorrendo accanto all’auto di Folder. La strada che stavano percorrendo correva attraverso la città. Senza l’umano che lei aveva scelto, quello che gli altri si ostinavano a chiamare Ted Landon, Deppry non poteva conoscere il nome di quella strada e di ogni biforcazione. Il tizio che tutti si ostinavano a chiamare Landon invece, le snocciolava sempre tutti quando camminava. Non che questo gli impedisse di perdersi… cosa che capitava puntualmente. A lei non sarebbe certo capitato, se qualcuno l’avesse provvista di un buon stradario. Chi mai aveva sparso in giro la voce menzoniera sull’infallibile senso dell’orientamento dei cani?

-Quello che non capisco, però, è perché mai io debba sedermi sul sedile posteriore ed il cane debba stare davanti.- si lamentò Stone.

Folder sbuffò.

-Ne abbiamo già parlato. Qualcuno ci sta pedinando e lì dietro ci si può anche sdraiare. E poi…

-… Poi?

-Senza offesa, eh? Ma Deppry mi sta più simpatica!

-Adesso cosa fa? Anche la cintura si mette?

-Che vuole farci? È il cane di un grande investigatore!

-Ma dove mi sta portando?

-Visto che nel mio ufficio le mura hanno anche le orecchie, stiamo andando nel covo di alcuni miei amici.

La parola “covo” non suonò molto bene alle orecchie di Stone.

-Agente Folder, non mi dirà mica che ci stiamo dirigendo al nascondiglio di ricercati, vero?

-Verissimo.

-Non cadrò nelle mani di pazzi ed assassini, vero?

Folder rise di gusto.

-Assassini? No, stia tranquillo. I miei amici sono soltanto hacker complottisti psicopatici che, di tanto in tanto entrano nei database governativi. Nulla di più.- a sottolineare l’innocenza di ciò che stava dicendo, Folder si strinse nelle spalle. Istintivamente si gettò un’occhiata alle spalle, per cercare di incontrare lo sguardo di un terrorizzato Stone. Fu in quel momento che sulla strada comparve lo stormo di cavallette giganti blu.

7. -Freni!- urlò Stone.

L’auto inchiodò.

-Ohibò.- fece la cavalletta blu più vicina al parafanghi anteriore.

Folder strabuzzò gli occhi. Non si trattava solo del fatto che le cavallette fossero di un bel blu elettrico e dicessero: “ohibò”, ma che avessero sul muso un paio di occhiali da lettura giallo limone e fossero lunghe tre metri l’una. E fossero anche qualche centinaio.

Il nemico arriva facendo mostra di valore./Il loro sanguinoso vessillo di battaglia è già issato,/e bisogna fare qualcosa immediatamente.- fece Deppry. 

-Il cane ha parlato…- biascicò Stone.

-Signor Stone.- ribatté piccato Folder, -Abbiamo la strada bloccata da strane creature e lei si preoccupa se il cane di Landon si metta o meno a citare versi dal “Giulio Cesare”?

Fu a quel punto che Stone ammutolì; in fondo cos’era peggio: andare nel covo di una banda di psicopatici complottisti, ascoltare un cane mentre recita Shakespeare oppure affrontare un’ora di cavallette giganti?

(continua)

Andrea Savio