Time allergy – il mistero della torre invisibile (parte 5)

9.

Londra. Mezzanotte. La città era avvolta nella nebbia come un viandante si stringe il mantello o il cappotto più strettamente a sé. E l’uomo in nero si avvicinava. Anche lui indossava un cappotto. Un lungo cappotto i cui lembi ondeggiavano dietro di lui come un mantello. Ombra fra le ombre. Quasi un tutt’uno con la nebbia.

L’illuminazione della strada baluginava fiocamente in mezzo a quella specie di cotone galleggiante: così sembrava a Larry.

Lui ammetteva di non essere mai stato un cuor di leone nella propria vita, ma quella notte brividi di gelo gli correvano lungo la schiena, sì, ma non certo per il freddo. Il suo compare, però era già appostato. Alle spalle dell’uomo in nero. Gli stava alle costole sin da quando aveva lasciato quello squallido pub in cui era rimasto rintanato ad un tavolino isolato per l’intera serata, ad osservare immobile il proprio boccale di birra.

Larry lo aveva individuato subito, quella sera. Personaggio bizzarro, con quel suo completo nero (camicia compresa), i capelli bianchi e lunghi raccolti in una coda di cavallo argentea che gli ricadeva fra le scapole. Le mani guantate (sempre di nero). Aveva indossato per tutto il tempo un paio di occhiali dalle lenti brunite. All’inizio aveva pensato che attendesse compagnia, ma poi si era reso conto del contrario. Il suo occhio, abituato a leggere il portafogli del prossimo da ciò che indossava, gli aveva fatto prendere la decisione che l’uomo in nero valeva una serata di lavoro. Aveva quindi lasciato Jack ad attendere che lo sconosciuto si decidesse di uscirsene in strada e li aveva preceduti.

Non c’era possibilità di errore. Il pub si trovava sul fondo di un vicolo senza altri sbocchi. L’uomo in nero avrebbe dovuto ripercorrere a ritroso la strada che lo aveva condotto lì. Prima di giungere sulla via principale si apriva un piccolo cortile laterale. Completamente deserto e usato, perlopiù, come deposito dell’immondizia. Adatto per lasciarvi un uomo tramortito. Lì si era appostato in attesa Larry.

La nebbia pareva ritirarsi al passaggio dell’uomo in nero che, nel frattempo, gli si era ulteriormente avvicinato ed ora poteva distinguerne il viso scarno, i tratti duri del volto.

Larry si domandò come potesse vederci con quel cavolo di lenti scure. Eppure pareva muoversi con naturalezza, come se ci vedesse meglio di lui.

Finalmente cominciò a distinguere anche la sagoma di Jack: era il momento di agire.

Sbarrò la strada all’uomo in nero. Questi si fermò, per nulla stupito.

-Eccola qui, finalmente.- disse, con tono gelido, rivolto a Larry, -Vi ho aspettati tutta la sera.

-Come sarebbe a dire che ci ha aspettati?- mormorò Larry.

-Certamente, signor Robbs. Credeva forse di potermi tendere un agguato, con questo perfetto idiota che non saprebbe pedinare neanche sua nonna?

Alle spalle dell’uomo in nero, Jack si irrigidì.

-Signor Habbin non commetta l’ennesima sciocchezza, per cortesia.- lo ammonì l’uomo in nero.

-Lei ci conosce e ci stava aspettando?- Larry non sapeva più che pesci pigliare.

-Amici miei, permettete che vi spieghi. Avete qualche ricordo scolastico di insiemistica?

Le ragnatele nel cervello di Larry ebbero un lieve fremito, mentre i delicati meccanismi dei suoi ricordi cercarono quella parola fra i dati immagazzinati in memoria, ma… nebbia. C’era la nebbia dentro e fuori di lui. Vide la sagoma di Jack togliersi il cappello e grattarsi il capo. Intanto, l’uomo in nero continuò.

-Sapete cosa si intende per corrispondenza biunivoca?

Larry non si sforzo neanche di disturbare la quiete delle sue ragnatele.

-N-no…

A quella risposta, l’uomo in nero alzò una mano nella sua direzione. A Larry parve di scorgere scariche elettriche attraversare le dita di quella mano. Dopodiché accadde l’impossibile: si sentì sollevare da terra! Fu allora che per lui cominciò il terrore. Ma non aveva ancora avuto il tempo di capacitarsi dell’accaduto che, davanti a lui, Jack attaccò alle spalle lo sconosciuto. Troppo tardi, però. Questi, nel frattempo, aveva alzato anche l’altra mano. Altre scariche lampeggiarono dal secondo guanto e anche il suo compare fu sollevato in aria da una forza invisibile.

L’uomo in nero si concesse una breve risata amara.

-Ecco, signori, una dimostrazione pratica di cosa intendo: l’elemento di un gruppo ha una corrispondenza unica con un solo elemento appartenente ad un secondo gruppo. Qui, stasera, per esempio, abbiamo l’esempio di corrispondenza biunivoca mano-idiota!

Detto questo, allargò le dita di entrambe le mani ed i due uomini ricaddero a terra con violenza.

L’uomo in nero continuò.

-Signori. Ho un lavoro piuttosto delicato da svolgere ed ho bisogno di persone che vi si applichino e di cui io possa fidarmi ciecamente. Se mai costoro tradissero la mia fiducia, avrei molti mezzi per troncare l’accordo. Comprendete?

-Ehi, Larry!- bofonchiò Jack, stramazzato alle spalle dello sconosciuto, -Questo qui ci sta proponendo un lavoro o sbaglio?

Larry non volle rispondere. Aveva paura che la realtà fosse più inquietante di così: temeva infatti che quel mostro avesse bisogno di procurarsi vittime sacrificali, piuttosto di due lavoranti!

-Ho domandato se comprendete. Oppure devo passare ad illustrarvi il teorema di Pitagora?

-No, Pitagora no!- implorò Jack.

-Abbiamo compreso.- rispose Larry, mentre nel cuore soffocava un urlo di agghiacciato terrore.

L’uomo gettò ai piedi di Larry e Jack un paio di rotoli di banconote.

Pounds, amici miei. Sterline fresche. Un piccolo anticipo per aver cortesemente preso in considerazione la mia offerta. Seguitemi, vi prego.- aggiunse l’uomo in nero, lasciandosi nuovamente avvolgere dalla nebbia, mentre riprendeva il cammino.

(continua)

Andrea Savio