Complotti

Capitolo 1

-La chiamata (parte 1)-

Drriiin! Driiiin!

Fissai il telefono. Si trattava di un vecchio modello da tavolo con la cornetta collegata al corpo dell’apparecchio tramite un filo elettrico. Il quadrante era a tasti. Tutto nero tranne per i numeri ed i simboli in bianco.

Drriiin! Driiin!

Certo che era affascinante, però. Allungai la mano verso l’interfono.

-Piccola! Vieni nel mio ufficio! Immediatamente!

Piccola era la mia segretaria. Piccola di nome. Piccola di fatto. Una dolce e tenera creatura.

-EHI CAPO! ABBASSA UN PO’ IL TONO CON ME! POTREBBE SEMBRARE CHE MI PAGHI LO STIPENDIO!- irruppe nel relativo silenzio della stanza la sua voce al formicotone.

Acciambellata in un angolo oscuro dello studio, sotto un termosifone spento, Deppry mugolò e drizzò un orecchio.

La porta si spalancò in un boato. Piccola aveva fatto il suo ingresso aprendola con un colpo di kickboxing.

Deppry alzò anche l’altro orecchio. Venne fuori dal suo angolo e si stiracchiò come un gatto. Peccato che fosse un cane. Sì, proprio così.

Giunta alla mia scrivania, Piccola si impietrì. Notai che il suo sguardo era rimasto catturato dal mio apparecchio.

Driiin! Driiin!

-MA STA SQUILLANDO!

-Sì, proprio così!

-Woof!- adesso anche Deppry allungava il collo da terra per capire da dove provenisse il trillo. Alzò una zampa. Mi domandai cosa volesse dire. Come mai il telefono squilla? Perchè fate tutta questa confusione? Oppure, molto più realisticamente, mi allungate un biscotto?

-STA SQUILLANDO! COME E’ POSSIBILE?

-Vedi, Piccola, dalla linea telefonica fissa giungono impulsi elettrici che fanno reagire un campanello all’interno…

-INTENDEVO COME E’ POSSIBILE CHE POSSA SQUILLARE? SONO MESI CHE NON PAGHIAMO UNA BOLLETTA!

-Diciamo pure anni…

Già. Effettivamente la compagnia telefonica aveva provveduto a tagliarmi la linea diverso tempo prima. Mi spedirono anche una diffida che non mi venisse la voglia di importunarli ulteriormente in futuro.

Drrrin!

-SE NON RISPONDE LEI, LO FARO’ IO!

-Nossignore!- mi imposi con autorità, -Il capo sono io e devo alzare la cornetta io!

Quando ci vuole ci vuole. Ogni tanto bisogna mettere al proprio posto i dipendenti. Anche se ricevono lo stipendio con la stessa frequenza con cui pago le bollette. Sì, proprio così.

Alzai la cornetta.

-Parlo con l’agenzia investigativa Landon?- chiocciò una vocetta lievemente nasale.

-Sì, proprio così.

-E’ lei il signor Landon?

-Sì, proprio così.

-Allora smettila di fare il pappagallo e prendi in mano il mio biglietto da visita.- esclamò la vocetta, riuscendo a fare trasparire un tono di autorevolezza.

Trasalii. Biglietto da visita? Non c’era la folla a gremire il mio ufficio nelle ore di apertura al pubblico. Non ero abituato ad avere un’agenda traboccante di indirizzi, figuriamoci i biglietti da visita. Eppure, dalla nebbia della memoria, cominciò ad riaffiorare il ricordo di un biglietto infilato sotto la porta del mio ufficio una sera all’ora di chiusura qualche mesetto prima. Meccanicamente aprii il cassetto della scrivania. Era lì, solitario, sul ripiano vuoto. Una farfallina approfittò per volarsene via.

Afferrai il biglietto. C’era quello strano simbolo di quattro lettere collegate e simmetriche fra loro. Il biglietto riportava soltanto questa strana scritta: ESSE.

Nessun nome. Nessun indirizzo.

-Lei sarebbe ESSE?- buttai lì.

-Bravo Landon. Non smentisce la sua fama.

-E chi sarebbe lei, mi scusi? Come fa ad usare questa linea telefonica?- un dubbio legittimo, sì, proprio così.

-Andiamo, non ci perderemo mica in uno sproloquio su tutto quello che posso fare, vero? Diciamo che ci sono più cose al mondo di quante lei ne possa immaginare.

-Lo dicevo io!

-CHI HA PARLATO?

Feci segno a Piccola di tacere.

ESSE continuò.

-Ascolti Landon, il tempo stringe. Bisogna agire.

-Ammetto di essere disorientato come se dovessi andare al bagno e sulle porte ci fossero soltanto lettere in assiro.

-Comprendo il suo stupore. Deve radunare la squadra. Al più presto. Poi mi farò vivo.

-Squadra? Quale squadra?

Silenzio. ESSE aveva interrotto la comunicazione.

Dovevo radunare la squadra. Cosa aveva voluto dirmi? E chi era questo ESSE?

Fissai Piccola, ammutolito.

Lei fissò Deppry.

Deppry fissò la sua ciotola desolatamente vuota ed andò a leccarne il fondo alla ricerca di reconditi sapori.

(continua)

Andrea Savio